Ritrovarsi con un viaggio
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I DILEMMI DELL'ESCURSIONISTA
“Non esiste il cattivo tempo, ma solo vestiti indadeguati”
Così recita un detto svedese e possiamo fidarci, visto le condizioni ambientali in cui vivono.
La scelta dei giusti indumenti e accessori è determinante in primis per la sicurezza. Ricordiamoci sempre che siamo in ambiente naturale dove le condizioni meteo possono cambiare repentinamente e gli imprevvisti sono dietro l'angolo, pronti a giorcare qualche scherzetto. E se succede non possiamo aprire aprire il nostro l'armadio alla ricerca di un “vestito” migliore.
Bisogna essere preparati. Dobbiamo prendere preventivamente le migliori scelte possibili per evitare che una giornata di relax e divertimento diventi un vero e proprio incubo, mettendo a rischio la salute e non vedendo l'ora di tornare a casa (tra l'altro non così banale se ci troviamo nel bel mezzo di un bosco o una montagna lontano dal punto di partenza).
Il rischio “zero” non esiste, ma possiamo avvicinarci (e di tanto) prendendo le giuste precauzioni, lasciando alla “sfortuna” una insignificante influenza. Spesso quello che chiamiamo “evento sfortunato”, in realtà è, per il 99% delle volte, frutto di inadeguata preparazione, ingenuità e sottovaluzione.
E allora, Popolo del Trekking, cerchiamo di capire come non essere sfortunati e analizziamo quali sono le proprietà degli indumenti, quali i più adatti per un escursione e le strategie da adottare nell'indossarli.
SOMMARIO
1 INDUMENTI, PROPRIETA' E MATERIALI
Suddividiamo gli indumenti in due categorie. Gli “essenziali”, come calzini, l'intimo, maglie, pantaloni e giacche, dei quali non possiamo fare a meno; e gli “accessori” come cappello, guanti e impermeabili, necessari solo in specifiche situazioni.
Qualunque sia l'indumento essi dovranno sempre assicurare di:
Per comprendere appieno l'argomento è necessario avere ben chiari alcuni concetti riguardanti i tipi di materiali in commercio e le loro proprietà più rilevanti. Cominciamo dalle proprietà generiche per poi mettere a confronto i materiali più comuni.
PROPRIETA'
TRASPIRABILITA'
TERMOREGOLANTE E TERMICO
Misura la capacità di un tessuto di essere attraversato dal vapore acqueo, più comunemente noto come umidità. Il nostro corpo produce umidità in continuazione per evaporazione dei liquidi dalla pelle.
Per termoregolante si intende la capacità di un tessuto di mantenere più o meno stabile e a valori fisiologici la temperatura corporea.
La regolazione avviene in due modalità diametralmente opposte: deve lasciar passare il calore in eccesso quando le temperature esterne sono alte e, viceversa, trattenerlo quando sono più basse.
L'effetto è tanto più evidente e copioso quando la tempereatura corporea sale oltre quella fisiologica, alla quale il nostro corpo risponde con il sudore per espellere il calore in eccesso e riportarla su valori normali. Il sudore non è altro che aria calda e umida e porta quindi con se il vapore acqueo.
Il termine termico, invece, si associa alla sola capacità di un tessuto di trattenere il calore ed è quindi più corretto utilizzarlo quando parliamo di voler stare caldi.
Indossare un tessuto non traspirante causa l'accumulo di sudore e umidità sui vestiti e sulla nostra pelle e questo può avere una serie di conseguenze:
É quindi ovvio che un unico tessuto non può assolvere in maniera ottimale a entrambi i compiti e dovremo scegliere un capo di abbigliamento diverso in funzione della stagione e delle condizioni ambientali che si dovranno affrontare.
Lo spessore è intuitivamente la componente che più influisce sul mantenimento del calore: più è spesso lo strato e meno ne disperderà. Allo stesso tempo, però, risulterà anche meno traspirante e ci renderà meno agili (dettaglio da non trascurare come vedremo di seguito).
Le tecnologie attuali permettono di ottenere ancora un ottimo compromesso tra spessori, capacità termiche e traspirabilità, con abbigliamento allo stesso tempo comodo e protettivo. In commercio abbiamo davvero l'imbarazzo della scelta.
Una buona traspirabilità è imprescindibile quando valutiamo le proprietà di un capo di abbigliamento, ma attenzione: più un tessuto è traspirante e meno calore potrà trattenere e viceversa. Pensiamo ad esempio a due casi estremi. Una rete da pesca è fortemente traspirante ma non è in grado di mantenere il calore. Viceversa, un telo di plastica trattiene il calore ma impedisce totalmente la traspirazione.
Come vedremo, la scelta dovrà ricadere su un compromesso fra queste due fondamentali proprietà, considerando la stagione, le temperature e le proprie caratteristiche personali.
COMFORT E VESTIBILITA'
RESISTENZA ALL'ACQUA, IDROREPELLENZA E IMPERMEABILITA'
Per comfort intendiamo un abbigliamento, soprattutto quello a contatto con la pelle, che non provoca irritazioni, abbrasioni e pruriti e che sentiamo piacevole da indossare.
In tutti e tre i casi si fa rifermimento alla capacità di un tessuto di “respingere” l'acqua sulla sua superficie e condensarla in goccioline più grandi così che trovino più difficoltà ad infiltrarsi scivolando lungo il tessuto.
Una maglia di pura e classica lana non sarà mai confortevole come un soffice pile.
E' una caratteristica molto importante non solo per rendere più piacevoli le nostre camminate ma soprattutto per la sicurezza. Ad esempio, spesse cuciture nella zona inguinale di un pantalone causeranno irritazioni e abbrasioni dovute al continuo sfregamento durante la camminata, lasciando una ferita esposta alla contaminazione batterica. E' quindi un dettaglio assolutamente da non trascurare.
E' una caratteristica determinante per tutto quell'abbigliamento che sta a diretto contatto con l'ambiente esterno. Deve proteggere i capi interni evitando che si bagnino perchè l'acqua continuerebbe a filtrare andando a inumidire anche la nostra pelle abbassando la temperatura corporea. Inoltre, un capo bagnato perde gran parte delle sue capacità termiche e traspiranti.
Attenzione perchè i 3 termini non sono sinonimi. Un materiale resistente all'acqua offrirà una scarsa capacità di respingimento e sarà utile solo in caso di pioggerrella molto leggera e tempi di esposizione brevi o per proteggersi da una bassa umidità ambientale.
E' bene quindi scegliere dei capi senza fastidiose cuciture e con un tessuto interno liscio e morbido.
Per quanto riguarda la vestibilità con essa facciamo riferimento alla comodità intesa come libertà di movimento. Nella nostra attività ci muoviamo in continuazione e l'abbigliamento ingombrante, oltre a essere scomodo, può diventare addirittura pericoloso poichè ci rende meno agili.
E' importante scegliere le giuste taglie e il giusto “taglio” per non rischiare di ritrovarsi impediti nei movimenti.
Un tessuto idrorepellente offre una maggiore resistenza rispetto al precedente. É adatto per piogge poco intense e di media durata ed è realizzato secondo una struttura piuttosto semplice con solo un trattamento sulla sua superficie esterna.
Il tessuto impermebile è quello in assoluto più resistente. Ha una struttura stratificata più complessa e offre eccellente protezione dalle infiltrazioni anche in caso di forti piogge e lunghi periodi di esposizione. Ovviamente esistono diversi gradi di impermeabilità e dobbiamo tenere conto di un fattore essenziale: più il tessuto è impermeabile e più sarà spesso, ingombrante e poco traspirante. Rischiamo quindi di essere asciutti fuori e bagnati dentro a causa dell'umidità corporea!
Ancora una volta è necessario il giusto compromesso in funzione dell'ambiente che dovremo affrontare.
Analizziamo ora i materiali più comuni in commercio progettati e realizzati secondo il rispetto di tali proprietà.
MATERIALI
I due principali materiali in commercio sono rappresentati da lana e tessuti sintetici. La lana è un tessuto naturale mentre il sintetico è un mix di tessuti artificiali "creati in laboratorio” combinando le migliori carattestiche relative alle proprietà analizzate in precedenza. Esistono anche tessuti mix in cui naturale e sintetico convivono fornendo le migliori proprietà di entrambi.
La scelta dovrà ricadere in funzione della prestazione ricercata e dalle proprie esigenze personali. Una cosa è certa: DICIAMO NO AL COTONE! Scarsa traspirabilità, assorbe e trattiene l'umidità, scarso isolante termico e asciuga lentamente. Non credo ci sia altro da aggiungere.
TESSUTO SINTETICO TECNICO
LANA
Sono tessuti realizzati “in laboratorio” allo scopo di concentrare le migliori qualità dei vari materiali naturali e massimizzarne i vantaggi. Giusto per citarne alcuni, si parla ad esempio di poliestre e poliammide (nylon).
La lana è un materiale “magico”: traspira, mantiene il caldo quando fuori fa freddo e mantiene freschi quando fuori fa caldo (effetto di termoregolazione) e neutralizza gli odori grazie alla sua naturale azione antibatterica.
Permettono di realizzare tessuti molto più resistenti e duraturi rispetto alla lana mantenendo fibre più lisce e fini per minimizzare l'attrito, esaltare la morbidezza e favorire la traspirazione (più rapida rispetto alla lana). Hanno, inoltre, ottime capacità termoregolatrici.
Ma c'è lana e lana. Da evitare quella “fatta in casa” poiché le fibre sono grossolane e ruvide e provocano insopportabili pruriti e attriti (pizzica!).
La migliore in assoluto è la lana merinos: fibre sottili e lisce la rendono piacevolmente morbida alla pelle, leggera e traspirante, asciuga rapidamente e mantiene una eccezionale termoregolazione.
Nella miscela è praticamente onnipresente anche l'elastan, una fibra che rende l'indumento elastico per una perfetta aderenza alla pelle, scongiurando eventuali pieghe (precursori dell'insorgenza di abrasioni) e assiucurando una buona circolazione sanguigna.
Di contro è soggetta a maggiore usura (come tutti i tessuti naturali) rispetto ai materiali sintetici, in confronto ai quali sono meno resistenti e duraturi. Hanno anche un taglio più morbido e meno aderente alla pelle influendo negativament su vestibilità e comodità.
Inoltre, anche se ha una buona capacità di traspirazione, la fuoriuscita dell'umidità dal tessuto è abbastanza lenta e questo può portare ad una sensazione di freddo a causa del peggioramento della sua capacità di isolamento termico, dovuto allo strato d'acqua accumulato al suo interno.
In questa evidente supremazia possiamo citare forse l'unico difetto: rispetto alla lana forniscono una peggiore gestione degli odori a causa di un maggiore trattenimento dei batteri. In realtà il problema è ormai superato dalle attuali tecnologie della chimica industriale grazie all'aggiuna di fibre d'argento e particolari trattamenti.
Semmai possiamo farne un discorso più ecologico e ambientale. La lana è un prodotto naturale e può rientrare nel circolo naturale delle risorse, mentre i sintetici diventano dei rifiuti da smaltire. Noi consumatori possiamo però ridurre l'impatto ambientale scegliendo prodotti derivanti da materiali riciclati evitando, in parte, di contribuire a un ulteriore accumulo dei rifiuti.
And the winner is? A mio parere nessuno dei due. Preferisco optare per il “terzo” materiale che si ottiene dal già citato mix. La tecnologia permette di massimizzare i lati positivi e minimizzare quelli negativi con costi alla portata di tutti e di avere un occhio di riguardo sull'ambiente quando i sintetici sono prodotti da materiali riciclati.
2 GLI STRATI: VESTIRSI A CIPOLLA
Per “vestirsi a cipolla” si intende indossare una successione di indumenti (strati) in cui il precedente è coperto dal successivo, a partire da quelli a contatto diretto con la pelle fino a quelli a “contatto” diretto con l'ambiente esterno.
Lo scopo di vestirsi a strati è quello di poter regolare la temperatura corporea in maniera dinamica agendo proprio sul numero degli strati indossati.
Dobbiamo infatti considerare che in ambiente naturale le variabili meteorologiche, i nostri ritmi e la morfologia possono cambiare spesso andando a influenzare il microclima in cui ci troviamo. E ciò può avvenire molto rapidamente. Basti pensare che:
Si potrebbero elencare ancora tanti esempi, ma il cocetto fondamentale è che gli strati permettono di modulare il vestiario e adattarlo relativamente a tutte le condizioni.
L'obiettivo della strategia è sudare il meno possibile, evitare accumuli di umidità, mantenere un'adeguata temperatura corporea e ripararci dagli agenti esterni.
Sembra complicato, ma in realtà gli indumenti necessari sono pochi ed è sufficiente solo fare un po' di ordine per evitare l'effetto omino michlen. Infatti, gli strati necessari e sufficienti sono al massimo 4. Analizziamo allora ogni passaggio del metodo di vestirsi a strati, a cipolla, a partire da quello più interno (base layer), passando per il mid e finendo sul più esterno, l'outer layer.
E' relativo a tutti gli indumenti a contatto diretto con la pelle. Spesso è anche chiamato “intimo termico”. Intimo perchè “ci tocca” e termico per indicare la sua capacità di termoregolazione. Il principale scopo è quello di mantenere il calore corporeo a livelli fisiologici e allo stesso tempo far traspirare l'umidità prodotta dalla sudorazione. Quest'ultimo è un elemento determinante poichè una pelle bagnata perde calore velocemente e la rende più soggetta a escorriazioni e proliferazioni batteriche.
BASE LAYER: INTIMO TERMICO
PRIMO STRATO, A DIRETTO CONTATTO
CON LA PELLE
Scopo principale
TRATTENERE IL CALORE CORPOREO E TRASPIRAZIONE DELL'UMIDITA' DEL SUDORE
INTIMO IN SENSO STRETTO: MUTANTE E REGGISENO
Prima di analizzare i classici indumenti da base layer un accenno a ciò che spesso viene totalmente trascurato: l'intimo in senso stretto. Sto parlando di mutande e reggiseni. Sono a contatto con le nostre reali parti intime di cui dobbiamo averne massima cura poichè prede facili di infezioni batteriche e abrasioni.
Caratteristiche
TERMOREGOLATORE, TRASPIRANTE, ADERENTE E CONFORTEVOLE
Devono essere di altissima qualità con ottima capacità di traspirazione per evitare accumulo di sudore. Nelle zone intime la pelle è molto delicata e quando bagnata si raggrinzisce. Le pieghe che si formano sono più soggette ad attriti e si “spaccano” più facilmente, esponendo la ferita ferita ai batteri. Se poi consideriamo che essi proliferano allegramente in ambiente umido stagnante allora il danno è fatto.
Ma anche una pelle asciutta può cedere all'abrasione. Assicurarsi di avere un intimo confortevole sulla pelle, privo di parti sporgenti, le quali provocano attrito durante il continuo movimento. Evitiamo quindi cuciture spesse, pizzi e merletti vari. Avremo altre occasioni per mostrarci attraenti.
PARTE INFERIORE DEL CORPO: PIEDI E CALZINI
Un buon calzino deve mantenere il piede più possibile asciutto e scongiurare le vesciche. Ciò si ottiene con tessuti dall'alta qualità traspirante, dall'ottima vestibilità e dalla presenza di protezioni nelle zone più soggette ad abrasioni.
La traspirabilità eviterà l'accumulo di umidità sul piede (ricordiamo che la pelle bagnata è più soggetta ad abrasioni) e la vestibilità assicurerà una perfetta aderenza scongiurado la formazione di pieghe e spazi vuoti spesso causa di fastidiosi attriti.
Le imbottiture protettive dovranno essere posizionate nelle zone più sollecitate e a maggior contatto con la scarpa. In linea generale parliamo di punta, dorso del piede, tallone ed eventualmente caviglie se consideriamo il colletto alto dello scarponcino. In realtà ognuno ha il suo modo di appoggiare il piede. Per questo sarebbe opportuno valutare quali sono i punti che più sollecitiamo e trovare una calza con imbottiture relativamente più adeguate.
Attenzione alla circolazione
Va benissimo l'aderenza, ma attenzione a non far diventare il piede un cotechino! Calze troppo strette ostacolano la circolazione sanguigna e linfatica, provocando un raffreddamento della zona faticosamette irrorata e un blocco circolatorio sul ritorno linfatico e venoso. Quest'ultimo sarà poi causa di edemi con conseguenti gonfiori e piedi stretti e doloranti all'interno dell scarpa.
La prossima volta che ci lamentiamo di un calzino non “abbastanza caldo” non diamogli subito la colpa. Forse è semplicemente troppo stretto e non è lui a non trattenere calore, ma noi che non riusciamo a “produrlo”!
Alcuni semplici consigli
Vista la loro importanza, portiamo almeno un paio di calzini di ricambio per mantenere il piede sempre asciutto o sostituirli in caso di danneggiamento.
Valutiamo la stagione e le temperature e scegliamo di conseguenza lo spessore del calzino. Lo spessore è importante anche in fuzione del tipo di scarpa: calza grossa e più resistente con gli scarponcini che tendono ad essere più rigidi e quindi più usuranti, e calza più leggera per normali scarpe basse o medie.
Quando possibile, togliamoli e mettiamoli all'aria ad asciugare ma non prima di aver verificato in gran privato che non siano diventati delle armi chimiche. In tal caso assocuriamoci di prendere qualche decina di metri di distanza dai nostri compagni di viaggio!
PARTE INFERIORE DEL CORPO: GAMBE, CALZAMAGLIA E PANTALONI
Se le temperature medie sono basse è consigliabile indossare un base layer in stile “calzamaglia” sotto il pantalone che, in questo caso, rappresenterebbe il mid layer. Se le temperature sono più alte e la calzamaglia non è necessaria, il pantalone da solo rappresenterà il base layer.
La “calzamaglia” deve essere perfettamente aderente per facilitare la traspirazione ed evitare insidiose pieghe “abrasive”, e allo stesso tempo sufficientemente elastica e della giusta misura per non compromettere la circolazione. Deve essere anche morbida e piacevole al tatto come fosse una seconda pelle.
Il pantalone deve essere altrettanto confortevole sul suo lato interno e soprattutto traspirante. Inoltre, sarebbe opportuno fosse un minimo impermeabile o idrorepellente per ostacolare la penetrazione di acqua e umidità dall'esterno. Attenzione però a non esagerare! Spesso, più un capo è impermeabile e meno è traspirante e viceversa. Insomma la coperta è corta e occorre trovare il giusto compromesso.
PARTE SUPERIORE DEL CORPO: LA MAGLIA TERMICA
Indipendentemente dalle temperature il base layer della parte superiore è sempre presente. Per giornate calde e miti sarà sufficiente un maglia a maniche corte, mentre è preferibile a maniche lunge nelle giornate più fredde.
La maglia deve essere termica per mantenere adeguatamente il calore del corpo alla basse temperature oppure per far fuoriscire quello prodotto in eccesso nelle giornate calde. Il trattenimento del calore, oltre ovviamente al materiale, dipende dallo spessore dell'indumento. Opteremo quindi per una maglia fine in estate e una più spessa in inverno.
Ma il fattore più importante è la traspirabilità. L'umidità contenuta nel sudore è a diretto contatto con la pelle e se non riuscisse a superare il base layer rimarrebbe intrappolata con il rischio di raffreddare molto velocemente il nostro corpo, oltre a favorire la proliferazione batterica. Il problema del raffreddamento nasce soprattutto nei momenti di pausa, quando siamo fermi e l'umidità si raffredda portando via calore al nostro corpo (il sudore che si ghiaccia addosso).
In generale bisognerebbe cercare di sudare il meno possibile scegliendo la più adeguata combinazione di indumenti. In questo modo ridurremo l'effetto del “ristagno”. Occorre comunque sapere la nostra pelle “evapora” continuamente rilasciando piccole quantità di vapore acqueo che, condensandosi, inumidisce la nostra pelle.
E' quindi di estrema importanza che sia di alta qualità. La maglia, infatti, protegge dal freddo gli organi interni. Quando un organo soffre tutto il corpo è debilitato e, sopratutto sulla zona del torace, si rischiano patologie legate al sistema respiratorio come bronchiti e polmoniti. Sentirsi male nel bel mezzo di una foresta può mettere a repentaglio la vita. Scegliamo con cura il nostro base layer.
E' lo strato intermedio, quello posto sopra il base layer. Il suo principale scopo è quello di trattenere il calore prodotto dal corpo e proteggere dal freddo dell'ambiente esterno.
MID LAYER: STRATO TERMICO
SECONDO STRATO SOPRA IL BASE LAYER
PARTE INFERIORE: GAMBE E PANTALONE
Scopo principale
Per le gambe, quando è presente la calzamaglia, il mid layer è rappresentato dai pantaloni di cui abbiamo già parlato. Devono essere traspiranti, termici e possilmente con una buona impermeabilità.
L'aspetto termico è regolato dallo spessore. Si potrebbe essere tentati a prendere dei pantaloni imbottiti internamente ma lo sconsiglio vivamente, a meno che non si debbano affrontare temperature molto rigide o si debba rimanere fermi per la maggior parte del tempo (ad esempio passare una notte all'aperto). L'imbottitura potrebbe infatti risultare eccessiva e non avendo possibilità di eliminarla provocherebbe un copiosa sudorazione. Ecco perchè è importante vestirsi a strati: indossando il base layer abbiamo l'opportunità di toglierlo e gestire meglio la temperatura.
TRATTENERE IL CALORE CORPOREO E TRASPIRAZIONE DELL'UMIDITA' DEL SUDORE
Caratteristiche
TERMOREGOLATORE, TRASPIRANTE, CONFORTEVOLE
I pantaloni di alta qualità riescono a mantenere il calore anche con spessori ridotti. La possibilità di potersi muovere facilmente e comodamente è un fattore molto importante. Oltre a rendere la camminata poco piacevole, un pantalone ingombrante impedirebbe movimenti “agili” con le gambe, dalle quali dipende il nostro “stare in piedi”. Una banale perdita di equilibrio per aver messo male un piede può trasformarsi in una rovinosa caduta se non siamo in grado di reagire prontamente.
A tal proposito aggiungiamo anche le proprietà elastiche. Un pantalone abbastanza aderente ma non vincolante è meno ingombrante e asseconda meglio i movimenti, soprattutto quelli in cui dobbiamo piegare le articolazioni. Assicuriamoci che abbiano buone capacità elastiche verificando le percentuali dei materiali. Quello più comune è l'elastan ed è facilmente individuabile in etichetta.
PARTE SUPERIORE: BUSTO E MAGLIE TERMICHE
Per la parte superiore la parola d'ordine è “leggerezza”. Maglioni di lana e camice di flanella sono stati determinanti in passato, ma oggi abbiamo materiali tecnici sintetici che non solo sono superiori in quanto a efficacia, ma soprattutto più leggeri in peso, più morbidi e confortevoli, meno ingombranti e con un'ottima vestibilità.
I tessuti tecnici di alto livello hanno anche ottime qualità idrofughe: tendono a non inzupparsi e quindi a mantenere la loro capacità termoregolatrice, oltre a non aumentare di peso!
Deve essere traspirante per permettere all'umidità di continuare il suo viaggio iniziato dalla nostra pelle dopo aver attraversato il base layer. Deve essere termico per mantenere un buon calore e proteggere dal freddo gli organi interni.
Anche qui la scelta migliore, secondo i miei gusti, ricade su tessuti costituiti da un mix fra lana merinos e fibre sintetiche (il pile, fra le sintetiche, è sicuramente il più conosciuto). Ciò che fa la differenza è lo spessore. Opteremo per maglie più spesse per stagioni e temperature più rigide e maglie più sottili per quelle più miti e calde. Esistono anche mid layer con imbottiture sulla zona toracica oppure smanicati. Abbiamo davvero l'imbarazzo della scelta.
Un consiglio: le maglie con una o più cerniere e collo alto sono da preferire; le prime permettono di regolare la fuoriuscita del calore a nostro piacimento mentre il secondo di proteggere il collo in caso di bisogno.
MID LAYER ALLA SECONDA
In situazioni particolarmente “fredde” è consigliabile utilizzare un secondo mid layer sopra il primo. Il suo scopo è principalmente termico, quindi mantenere il calore corporeo e isolare dal freddo esterno. Può essere applicato sia alla parte superiore (busto) sia a quella inferiore (gambe).
Stiamo parlando di piumini, pile o simili ad alta grammatura (ossia spessi) o di copripantaloni imbottiti.
Ribadisco che questo strato ha il solo scopo di trattenere il calore e questo entra in contrasto con la traspirabilità. Più è spesso e fitto il tessuto e maggiore calore verrà trattenuto, ma allo stesso tempo ostacolerà il passaggio dell'umidità. Ma non dobbiamo preoccuparci perché questo ulteriore strato è da indossare solo quando è necessario stare fermi o ridurre i movimenti in situazioni in cui le temperature sono basse.
Non è quindi necessario durante la marcia e in periodi caldi; diciamo che metterlo nello zaino è buona norma se dobbiamo affrontare lunghi percorsi a basse temperature per utilizzarlo in caso di bisogno. Non trascuriamo questo punto: se dovessimo perderci in un bosco innevato in pieno inverno, il nostro piumino potrebbe diventare la nostra salvezza!
Se proprio volessimo rinunciare a qualcosa, potremo lasciare a casa il copri-pantalone ma non la copertura per il busto per gli stessi motivi citati per il primo mid layer: dobbiamo tenere al caldo i nostri organi interni.
Siamo arrivati in fondo al nostro “viaggio”, il quale termina sullo strato più esterno, a diretto contatto con l'ambiente. Esso è rappresentato da quello che chiamiamo comunemente giacca o, in termini tecnici, guscio o shell a indicare la sua funzione di copertura finale.
OUTER LAYER: IL GUSCIO O SHELL
ULTIMO STRATO, A CONTATTO CON L'AMBIENTE
Scopo principale
Il suo principale scopo è quello di creare una barriera di protezione agli agenti esterni quali pioggia, umidità e vento. Non deve quindi essere necessariamente “caldo”. Si dovrà limitare a trattenere giusto quella piccola parte “sfuggita” al mid layer. Se abbiamo optato per una scelta adeguata di ques'ultimo, una eventuale imbottitura dovrebbe risultare superflua, e renderebbe solo più ingombrante la nostra struttura a cipolla.
BARRIERA CONTRO GLI AGENTI ESTERNI: PIOGGIA, UMIDITA' E VENTO
Caratteristiche
IDROREPELLENZA, IMPERMEABILITA',
TRASPIRABILITA'
IMPERMEABILITA' E IDROREPELLENZA
Il principale scopo del guscio è quello di resistere all'acqua evitando la sua infiltrazione all'interno e permettendo di mantenere asciutti gli strati inferiori. Il base e il mid layer devono assolutamente rimanere asciutti. Ricordiamo infatti che un indumento bagnato perde gran parte delle sue proprietà termiche e traspiranti rendendolo di fatto inutile.
In commercio sono soliti dividersi in soft shell per lo più idrorepellenti, leggeri e con ottima vestibilità e in hard shell impermeabili, più strutturati e pesanti.
La colonna d'acqua - Misura della resistenza alla permeabilità
La capacità di impermeabilità e idrorepellenza si misura in colonna d'acqua. Indica quanto può essere alta la pressione esercitata da un cilindro d'acqua di 10cm di diametro, prima che il materiale diventi permeabile. É espressa in millimetri, dove un millimetro = una colonna d'acqua.
Ad esempio, un tessuto con resistenza di 2000 colonne d'acqua ci manterrà asciutti fino a quando la pressione esercitata non sarà pari a quella di un cilindro d'acqua alto 2m.
Una pioggia forte e battente per lungo tempo andrà a esercitare pressioni elevate in cui le goccioline saranno spinte con forza verso l'interno del tessuto. In tali casi avremo necessità di alti valori di colonna d'acqua e saremo nel campo dei materiali impermeabili. Viceversa, umidità atmosferica e pioggia leggera andranno ad esercitare pressioni minori e sarà sufficiente una giacca idrorepellente o addirittura semplicemente resistente all'acqua.
Per orientarsi possiamo fare riferimento alla seguente tabella:
COLONNA D'ACQUA | IMPERMEABILITA' |
500 - 1.000 mm | scarsa |
1.000 - 2.000 | sufficiente |
2.000 - 4.000 | buona |
4.000 - 8.000 | ottima |
oltre 8.000 | eccellente |
TRASPIRABILITA'
Se il guscio non ha una buona capacità di traspirazione, l'umidità prodotta con il sudore faticherà a fuoriuscire all'esterno e tenderà ad accumularsi negli strati interni fino alla nostra pelle. Potremmo quindi ritrovarci nella paradossale situazione in cui siamo “asciutti fuori” e “bagnati dentro”.
Ricordiamo però che la traspirabilità è un compromesso con l'impermeabilità. Più traspira e meno è impermeabile. Ad esempio: una rete da pesca è sicuramente traspirante ma non è in grado di respingere l'acqua, mentre un telo di nylon è perfettamente impermeabile e per nulla straspirante.
Le attuali tecnologie sono volte a ridurre al minimo questo compromesso. Tralasciando le giacche per situazioni critiche e particolarmente specifiche, per normali scopi escursionistici possiamo trovare delle soluzioni alla portata di tutti anche se con qualche “sacrificio” per il portafoglio. Ma credetemi, è meglio investire qualche soldino in più che ritrovarsi con un mid e base layer super tecnologici ma totalmente inutili perché non protetti dal guscio!
ANTIVENTO
Il vento condiziona in maniera incredibilmente rilevante la temperatura percepita dal nostro corpo.
Il corpo umano non percepisce la temperatura rilevata dal termometro, ma quella relativa alla pelle. L'intorno del tessuto cutaneo è caratterizzato da una sorta di coltre d'aria a una certa temperatura solitamente più alta di quella ambientale, poiché scaldata dal calore sprigionato dal nostro corpo. Il vento, se costituito da aria a temperatura più bassa, non fa altro che rimescolare quella intorno a noi allontanando anche quella calda, causando così il raffreddamento della pelle e abbassando la temperatura percepita.
Esiste un indice, detto wind chill, che fornisce un'interpretazione della percezione dovuta all'effetto di raffreddamento causato dal vento in funzione della sua forza. Per approfondimenti su questo parametro consiglio la lettura del relativo post sul blog. Ora è importante sapere che più il vento ha velocità elevata e più si abbasserà la temperatura percepita. Ad esempio: se il termometro misura 5 °C e ci imbattiamo in raffiche di vento a 40km, la temperatura percepita scende a -1. Ma non finisce qui. Minore è la temperatura esterna e maggior sarà l'effetto di raffreddamento del vento a parità di velocità: sempre per un vento a 40km, se la temperatura del termometro è -5°C quella percepita scende drasticamente a -14°C. Un salto di ben 9 gradi rispetto ai 6 precedenti!
Possiamo quindi capire quanto sia determinante, e volendo vitale, una buona giacca antivento, tanto più se ci troviamo in media-alta quota dove il vento soffia spesso a raffiche molto forti, influenzando pesantemente la nostra temperatura corporea.
3 GLI ACCESSORI FONDAMENTALI
Oltre agli indumenti descritti e immancabili troviamo quelli accessori, nel senso che non sempre sono necessari e trovano utilità in particolari condizioni ambientali e contesti. Vediamo quali sono e conosciamone le loro funzionalità e proprietà.
CAPPELLO O BERRETTO
GUANTI E SOTTOGUANTI
Il copricapo ha molteplici funzioni: proteggere dall'insolazione e dal caldo, proteggere dal freddo, dall'acqua e dal vento.
Le mani, come tutte le estremità del corpo, tendono a essere più fredde rispetto alle altre zone. Questo perché il sangue le raggiunge con più difficoltà riducendo la sua azione “scaldante”.
La testa, insieme al torace, è la parte del corpo che disperde maggiormente il calore per via della densità di vasi sanguigni presenti.
Essendo una zona già calda bisogna assolutamente evitare di surriscaldarla attraverso l'azione dei raggi solari, altrimenti si rischia il colpo di sole, una grave conseguenza che può portare, nei peggiori casi, alla morte. Anche se rimaniamo in vita non passeremo certo dei bei momenti; saremo fortemente debilitati e spaesati e metteremo a rischio la nostra incolumità.
Capita spesso, infatti, di trovarsi con il corpo caldo e le mani fredde. Il problema nasce proprio con il freddo. Essendo già a temperatura minore tenderanno a raggiungere velocemente temperature più basse rispetto al resto del corpo e potrebbero andare in ipotermia in maniera più repentina. Non a caso ai poveri sfortunati intrapollati sulle nevi le prime parti del corpo che congelano sono mani e piedi.
Ma c'è un altro problema a cui andiamo incontro senza per forza raggiungere il congelamento: vete notato quanto è difficile maneggiare qualcosa quando le mani sono fredde? Perdiamo gran parte della loro funzionalità e non siamo più in grado di svolgere le azioni più banali. Ho provato ad accendere un fuoco in lapponia a mani nude sulla neve con -15°C e ciò che normalmente avrei fatto in 2 minuti ha impiegato più di mezz'ora; non riuscivo a coordinare i movimenti, ero lento e dovevo spesso rimetterle dentro i guanti o in tasca per scaldarle.
Nelle giornate calde e assolate è fondamentale ripararsi con un adeguato cappello in grado di respingere i raggi solari e far traspirare la pelle.
Nelle giornate fredde dovremo preoccuparci di trattenere quanto più calore possibile vista la copiosa dispersione. Una testa che si raffredda può portare velocemente in ipotermia anche quando siamo ben vestiti; il materiale dovrà quindi essere termico, con un occhio di riguardo alla traspirabilità.
Ora non per forza vi devono servire per accendere un fuoco, ma pensiamo semplicemente anche al solo mangiare, bere, cambiarsi o utilizzare oggetti in generale, come dover utilizzare il telefono per chiamare soccorsi. Potremmo ritrovarci davvero nei guai.
In giornate fredde e ventose consiglio un cappello più strutturato che possa coprire anche zigomi, guance e mento oppure optare per il classico passamontagna.
Consiglio di valutare due tipi di guanti: un paio fini con punte sensibili ai touch screen per maneggiare oggetti con facilità e usare lo smartphone; l'altro più pesante, termico e con un buon grado di impermeabilità da utilizzare quando stiamo fermi o nei periodi in cui ci muoviamo meno.
I guanti pesanti possono ovviamente essere utilizzati sopra quelli fini, i quali prendono la funzione di sottoguanti: una soluzione pratica e veloce quando dobbiamo alternare fasi di “lavoro” a fasi di “riposo”.
Facciamo attenzione anche al materiale: oltre ad assolvere al suo principale compito dovrà anche essere confortevole e comodo; consiglio di provare i vari modelli e tessuti e trovare quello più adatto alle proprie esigenze. Io ho un berretto in lana che tiene caldissimo ma allo stesso tempo provoca un prurito sulla fronte davvero insopportabile!
IMPERMEABILE O PONCHO
Quando la pioggia è forte e insistente anche il miglior outer layer impermeabile prima o poi comincerà a cedere.
L'ultima cosa che vogliamo è bagnare i nostri strati inferiori, per questo occorre una protezione ancora più resistente: sto parlando degli impermeabili a mantella o in stile poncho.
Sono progettati con lo scopo di essere “completamente” impermeabili e hanno una resistenza senza pari alle infiltrazioni dell'acqua. Sono quindi indispensabili soprattutto quando veniamo sorpresi da un acquazzone e non abbiamo possibilità di trovare un riparo.
Grazie al loro alto grado di impermeabilità, non solo ci manterranno asciutti ma anche caldi! Questo significa però che non traspireranno ed è quindi opportuno rimanere fermi o muoversi il meno possibile per evitare di bagnarsi da dentro con l'umidità del sudore.
Inoltre, sono ingombranti e scomodi e alcuni sono addirittura senza maniche. Davvero poco adatti ai movimenti!